mercoledì 1 Aprile 2020

Le proprietà dei materiali a base di legno/3

Tecnica di riduzione e ricomposizione del legno

Gli elementi in legno massiccio hanno sempre presentato dei limiti dimensionali e prestazionali originati dalla natura stessa della materia prima. Le lunghezze delle travature sono pari alle dimensioni dei tronchi trasportabili, inoltre l’anisotropicità del legno massiccio origina differenti caratteristiche meccaniche nelle tre direzioni: trasversale, longitudinale e radiale.
Ancora, difetti dovuti alla sua natura organica (nodi, cipollature, deviazione della fibratura) lo rendono un materiale disomogeneo.

Per ovviare a tali inconvenienti, negli ultimi decenni, la tecnologia ha perfezionato processi di riduzione del legno in elementi unitari di dimensioni inferiori a quelli originari, eseguiti mediante azioni meccaniche di vario tipo (segagione, sfogliatura, tranciatura, piallatura, triturazione, fresatura, macinazione, ecc.).

Successivamente a tali operazioni si sono effettuate delle ricomposizioni degli elementi-base tramite un processo controllato di fabbricazione che prevedeva generalmente le seguenti operazioni: la stagionatura o essiccazione artificiale degli elementi stessi, la loro selezione, l’eventuale preparazione delle loro superfici, l’aggiunta di adesivo, l’applicazione di pressione (svolta a temperatura ambiente o più o meno elevata), la squadratura e finitura (calibratura e levigatura) e il controllo finale.

I prodotti finali erano costituiti da due componenti essenziali, gli elementi legnosi e l’adesivo (resine all’urea-formaldeide e alla resorcina-formaldeide) oltre a eventuali altre sostanze in grado di migliorare specifiche caratteristiche (coibentazione, ignifugazione, ecc.).

Con tali operazioni di riduzione geometrica dei tronchi si sono conseguiti i seguenti risultati:
– minori esigenze di qualità della materia prima, il che comporta una omogeneizzazione delle risorse, dal momento che quando il legno viene suddiviso in dimensioni via via inferiori le differenze fra le specie legnose diventano meno rilevanti;
– aumento della plasmabilità: con la riduzione degli elementi legnosi risulta più agevole far assumere al prodotto forme particolari. Nello stesso tempo aumentano anche le regolarità delle superfici e le possibilità di ottenere un’elevata area superficiale per unità di peso;
– aumento dell’omogeneità e dell’isotropia: la suddivisione del legno in dimensioni più piccole consente l’ottimizzazione delle proprietà tropiche (cioè direzionali) dei compositi, così come aumenta la stabilità dimensionale e di forma;
– aumento delle dimensioni dei componenti: il processo produttivo prevede la ricomposizione degli elementi-base in modanature che definiscono componenti con forme differenti e dimensioni illimitate;
– sfruttamento completo della materia prima: si è sviluppata una politica di sfruttamento degli scarti dei cascami di piccola dimensione utilizzati come combustibili oppure lasciati inutilizzati nella foresta.

Questo concetto di enorme importanza economica ha portato all’affermarsi dei pannelli di fibre e di particelle; è proprio la produzione di pannelli di vario tipo, grazie alle tecnologie avanzate e alla continua sperimentazione, che ha determinato negli ultimi 60 anni il passaggio delle attività concernenti il legno dalla sfera artigianale a quella industriale vera e propria, grazie al processo di trasformazione della materia prima in componenti di legno artificiale.